Costruita nel IX° secolo in stile romanico, divenne il principale centro religioso e amministrativo dell’Amiata occidentale fino all’XI° secolo. L’edificio si trovava vicino al villaggio di Lamule, una zona resa acquitrinosa dal ristagno dell’acqua piovana (da qui deriva l’appellativo a Lamula, stagno o palude in latino). Nel corso dell’XI° secolo si manifestano i primi sintomi di cambiamento, sia nella forma di amministrazione che di insediamento: si manifesterà un declino delle pievi come centri di aggregazione della popolazione a favore di nuovi villaggi fortificati. Nello specifico, il villaggio fortificato di Montelaterone, che progressivamente assorbirà la popolazione attorno alla pieve venne costruito su iniziativa del Monastero di San Salvatore.
A partire dal 1070 Santa Maria a Lamula, nei documenti, non viene più associata ad un centro abitato, ma viene citata solo come pieve. Le truppe di Siena, che contendeva gli Aldobrandeschi, signori dei territori circostanti, invasero la zona nel 1264 e incendiarono la chiesa e tutte le abitazioni. L’edificio venne restaurato nel 1268 e continuò ad essere utilizzato come pieve fino al XVI° secolo, quando il fonte battesimale venne spostato nella chiesa di San Clemente a Montelaterone. Dopo questo periodo la chiesa venne utilizzata solo come oratorio. La pieve è legata ad una leggenda secondo cui una mula si inginocchiò davanti al portale per rendere omaggio alla statua della Madonna. Miracolosamente le ginocchia dell’animale affondarono nella pietra: le impronte sono ancora oggi visibili.

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42.8875, 11.5125

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